Il paziente spesso chiede: E’ una allergia, una intolleranza alimentare o una infiammazione cronica intestinale?
Il medico può avere difficoltà a rispondere, perché i sintomi di questi tre disturbi sono in parte sovrapponibili ed il laboratorio non sempre è di aiuto, se non fuorviante.
L’incertezza diagnostica fra “allergia” e “intolleranza” alimentare è sempre esistita ed è sempre oggetto di discussione. Esclusi i casi di anafilassi e quelli tipici della reazione allergica, con orticaria, asma, dermatite atopica, ecc., in cui l’allergene alimentare è facilmente identificabile dall’anamnesi e con gli esami allergologici (RAST e Prick test), in base ai sintomi una distinzione certa tra allergia ed intolleranza alimentare non sempre è possibile. Nel tentativo di individuare gli alimenti responsabili dei disturbi attribuiti alle intolleranze alimentari, sono stati realizzati numerosi test diagnostici, non tutti supportati scientificamente e poco attendibili, lasciando il problema ancora aperto.
Gli addetti ai lavori distinguono in realtà le Intolleranze alimentari in immuno-allergico e non allergiche e, tra quest’ultime, quelle secondarie alle infiammazioni croniche intestinali.
Le allergie alimentari
Le allergie alimentari propriamente dette, sono dovute alla presenza di anticorpi IgE specifici per allergeni alimentari, nel sangue e nei tessuti. Ogni volta che l’organismo entra in contatto con questi allergeni, per qualsiasi via, ed a prescindere dalla quantità di cibo ingerito, si ha una razione allergica. Questa può essere localizzata, sistemica, immediata ed anafilattica, come nello shock anafilattico. In genere i sintomi sono circoscritti all’organo sensibilizzato: per la cute: orticaria, prurito, edemi, dermatite atopica; per l’apparato respiratorio: dispnea, tosse, asma; per l’apparato digerente nausea, vomito e diarrea, talvolta edema e prurito alla mucosa del cavo orale. L’ intensità della risposta allergica varia a seconda dell’allergenicità del cibo, della sensibilità del soggetto, della quantità di cibo ingerito, delle modalità di cottura e conservazione, ma i sintomi possono essere diversi da soggetto a soggetto, in dipendenza anche dell’organo “bersaglio”, cioè coinvolto nella risposta allergica. I sintomi compaiono poco dopo l’ingestione del cibo o dal contatto cutaneo, ma costantemente, per cui, per l’identificazione dell’alimento responsabile a volte basta l’anamnesi. I test cutanei (prick test), e/o la ricerca nel sangue di anticorpi IgE specifici (RAST) confermano il dato anamnestico. Se è interessato l’intestino si può avere diarrea, vomito, nausea, dolori addominali, ecc., A carico dell’apparato respiratorio compare tosse, rinite, catarro ed asma. L’orticaria ed il prurito possono essere presenti da soli o insieme ai sintomi intestinali e respiratori. Nel sangue e nei tessuti sono presenti gli anticorpi della classe IgE, o “reagine”, specifiche per l’alimento sensibilizzante, che possono essere ricercate e dosate con il RAST, mediante tecniche di Elisa, chemioluminescenza o radioimmunologiche. L’allergia alimentare si presenta spesso già dalla infanzia.
L’Atopia indica una condizione costituzionale, predisponente, che è il presupposto patogenetico di qualsiasi manifestazione allergica, sia nella infanzia che nell’adulto, per ogni forma di allergia.
Alcuni aspetti tipici della allergia alimentare sono:
Lo shock anafilattico, tipicamente causato dagli allergeni proteici: pesce, bianco d’uovo, latte o nocelle, soia, ecc.. E’ una reazione allergica grave, immediata e sistemica, cioè coinvolge tutte le funzioni dell’organismo. Può iniziare con orticaria o edemi, crisi di dispnea, grave ipotensione arteriosa, fino al collasso cardiocircolatorio con perdita di coscienza e coma. Può portare a morte.
Edema della glottide o edema di Quincke. Se la reazione interessa il volto e la bocca, si possono avere anche edemi bianchi estesi alle mucose della bocca, alle labbra, al naso, agli occhi, alla gola, ecc.. Nella localizzazione della glottide si realizza l’Edema di Quincke che può assumere caratteristiche anafilattiche, con gravità eccezionali, fino alla morte del soggetto.
Dermatite allergica o atopica. E’ una tipica manifestazione allergica cutanea, che si manifesta già nei primi mesi di vita, con eczema abitualmente localizzato al cuoio capelluto; è la “crosta lattea”, a carattere multifattoriale, con presenza nel siero di IgE specifiche per le proteine del latte.
Dermatite allergica da contatto DAC. La dermatite atopica si differenzia dalla dermatite allergica da contatto (DAC), o “topica”, che è dovuta alla sensibilizzazione esclusiva della pelle verso apteni, cioè sostanze chimiche, come la gomma, nichel (presente anche negli alimenti), cromo, coloranti, detersivi, profumi,ecc.. La DAC insorge più tardivamente e non vi sono anticorpi specifici, ma vi è una risposta tissutale sostenuta da linfociti sensibilizzati. E’ interessata la cute, dove avviene il contatto abituale con l’aptene responsabile della sensibilizzazione. Nell’allergia al nichel alimentare si possono avere sintomi generali (orticaria, prurito, disbiosi intestinali, ecc.)
La risposta allergica.
Con il tempo, il sistema immunitario modifica la risposta immunologia, nel tentativo di mitigarne l’intensità, e produce anticorpi IgG specifici. Ciò non avviene sempre, ma è frequente nelle allergie alimentari. La sintomatologia si modifica e vengono a mancare specificità, rapidità e ripetitività delle risposte allergiche di tipo reaginico, per acquisire quelle tipiche da IgG4: ritardate, variabili, saltuarie, e, soprattutto, non sempre correlabili alla alimentazione. Queste situazioni sono comunemente interpretate come “intolleranze alimentari allergiche” .
Le intolleranze alimentari allergiche. Queste sono IgG mediate e vanno distinte dalle intolleranza alimentari non allergiche, sostenute da disbiosi o da processi infiammatori cronici intestinali. L’argomento è ancora oggetto di discussione o contestazioni per diversi motivi:
- Innanzitutto per i sintomi mal definiti, attribuibili sia alla allergia, sia alle intolleranze (allergiche e non), soprattutto in presenza di disturbi gastroenterici,
- Sintomatologia sempre variabile, discontinua e incerta,
- alcuni metodi diagnostici per le intolleranza alimentare sono di discutibile attendibilità,
- sono incerti i presupposti patogenetici e vi è sempre difficoltà a identificare il meccanismo coinvolto, che può essere allergico, non allergico, infiammatorio.
- il coinvolgimento sempre presente, anche se non evidente, di una disbiosi intestinale
L’argomento si presenta, quindi, nebuloso. Il nostro proposito è di esporne i punti certi, in funzione delle nuove acquisizioni e delle loro possibili interpretazioni.
Le “Intolleranze alimentari non allergiche”; è il termine con cui ci si riferisce alle “reazioni avverse agli alimenti”. Ma questo termine è usato, impropriamente, anche per definire uno stato di difficoltà digestiva nei confronti di un alimento, senza tener conto delle cause e del meccanismo che è alla base del disturbo.
Le Cause di una intolleranza possono essere diverse:
- una carenza di enzimi digestivi nei confronti di determinate componenti alimentari,
- alterazioni della funzione digestiva per anomalie o patologie infiammatorie intestinali,
- abitudini alimentari scorrette che mettono in crisi il sistema digestivo perché ne turbano la funzioni motoria, enzimatica, il pH o perché alterano il macrobiota,
Sono esclusi i casi di intossicazione o tossinfezione alimentare, che sono dovute a reazioni verso tossine, germi patogeni, inquinanti, tossici presenti occasionalmente nel cibo. Vanno esclusi anche i disturbi intestinali da circostanze ambientali che agiscono sull’individuo: colpo di sole o di calore, prolungata esposizione al freddo, eccessi alimentari, eccessi alcolici, intenso stress fisico, ecc..
Per semplificare distinguiamo le intolleranze che hanno una genesi sicuramente immunologia, quelle dovute a difetto digestivo enzimatico e quelle in cui non si rileva traccia né dell’uno né dell’altro ed in questi casi va sospettata presenza di agente infiammatorio intestinale.
I FODMAMPS. Una nuova visione sulla patogenesi delle intolleranze alimentari non allergiche ci viene da uno studio effettuato da ricercatori australiani sugli alimenti vegetali. FODMAPS è l’acronimo delle diverse classi di carboidrati presenti nei vegetali; questi ricercatori hanno diviso in 5 classi i saccaridi presenti nei vegetali che hanno classificati in base al contenuto in saccaridi: monosaccaridi, disaccaridi, polisaccaridi, polioli, fruttosio, fruttosani e galattosani. Alla diversa composizione corrisponde una diversa digeribilità e quindi una diversa tolleranza dell’alimento. L’alterazione del processo digestivo dei carboidrati e degli zuccheri porta a fermentazione; ciò spiega come uno dei disturbi più frequenti rilevati nella intolleranza alimentare sia il meteorismo, che in genere fa seguito alla ingestione dei vegetali per i saccaridi “non digeriti”. Comunque è una situazione complessa, in quanto nello stesso vegetale sono presenti diversi tipi di carboidrati.
E’ interessante una ipotesi patogenetica che completa la teoria dei FODMAPS. Partendo dallo studio dei FODMAPS, individua nella diversa composizione della flora batterica del microbiota intestinale la possibilità di digerire, più o meno bene, quel determinato saccaride presente in quel cibo. Se nel microbiota mancano fermenti in grado di digerire i polioli, i carciofi, che ne sono ricchi, daranno problemi digestivi con meteorismo e flatulenza.
Un’allergia alimentare può trasformarsi in una intolleranza? E’ presumibile di si. Si può trasformare in una “intolleranza allergica” se gli anticorpi reaginici IgE specifici, nel tempo, sono sostituiti dagli anticorpi IgG4 specifici. Ma se l’allergia alimentare, se modesta, e comunque non corretta, può portare ad una alterazione del microbiota intestinale e quindi una disbiosi che può assumere le caratteristiche di una intolleranza alimentare.