Il trattamento dell’allergia al nichel alimentare si basa essenzialmente su questi elementi:
- a) Eliminazione dalla dieta degli alimenti contenenti Nichel;
- b) Cura dei sintomi cutanei ed intestinali dell’allergia da contatto ed alimentare;
- c) Disintossicazione con correzione delle alterazioni metaboliche indotte dal nichel: stress ossidativo, interferenza con il ferro organico, turbe digestive alimentari, ecc.;
- d) Chelazione con allontanamento del Nichel ematico ed endocellulare;
- e) desensibilizzazione.
Il primo punto prevede la prescrizione di diete di eliminazione che tengano conto non solo del contenuto in nichel degli alimenti (vedi tabelle), ma anche delle abitudini alimentari del soggetto e dalla presenza di altre manifestazioni cliniche che possono essere associate, quali sovrappeso, obesità, eczemi, stress ossidativo, resistenza insulinica, ecc., utilizzando una delle liste in base alla sensibilità del paziente. Si consiglia di evitare cibi in scatola e cotti in pentole di acciaio inossidabile o smaltati, in alternativa utilizzare pentole di alluminio o vetro pyrex.
Si deve valutare l’ambiente, lavorativo e non, del soggetto, limitando al massimo il contatto con sostanze ed oggetti contenenti nichel, indumenti intimi colorati, ovviamente bigiotteria, pellami trattati con conce rapide. Gli utensili inevitabili vanno ricoperti con rivestimento in PVC, cerotti anallergici, smalti nichel free. Nell’ambiente lavorativo va esclusa anche la possibilità di inalazioni di polveri contenenti Nichel ed in tal caso il trattamento preventivo con disodiocromoglicato aerosol dosato può risultare utile. Una somministrazione per via orale dello stesso prodotto (nalcrom bustine 250 mg) prima di ogni pasto può ridurre la reattività della mucosa gastrointestinale sensibilizzata.
La terapia antiossidante e detossicante.
La terapia orale antiossidante può essere attuata con la stessa acetil cisteina ed ac. alfa lipoico per OS, con l’aggiunta polifenoli e antocianine, come tali o di alimenti che li contengono: olio di oliva, agrumi, prugne, rosa cianina, the verde, carciofi, ecc. L’integrazione indispensabile con vitamine liposolubili ed idrosolubili, a dosi generose, potenzia l’effetto degli antiossidanti e permette il meccanismo redox degli stessi, che sono riciclati nella funzione antiossidante; tra questi anche il Q10. Si può intervenire con programmi di detossicazione per ripristinare il normale funzionamento metabolico, cellula per cellula.
Sia la terapia detossicante, sia la chelante sono i due aspetti di una stessa funzione protettiva che si vuol effettuare sull’organismo per liberarlo dalle sostanze potenzialmente dannose. La terapia ha come fine: a) riattivare il sistema antiossidante, già presente nel nostro organismo, ma deteriorato o ”consumato” da processi ossidativi in atto, b) reintegrare le funzioni fisiologiche depresse da condizioni morbose croniche, c) ostacolare gli effetti dannosi delle alterazioni metaboliche instauratesi per le malattie. Per raggiungere questo scopo si ricorre alla somministrazione, per via orale o endovenosa, di molti principi attivi, già fisiologicamente presenti nel nostro organismo, ma da riattivare con aggiunta di vitamine, amminoacidi, sali minerali.
La terapia chelantetende
La terapia chelantetende invece a rimuovere dal nostro organismo le sostanze estranee, tossici endogeni ed esogeni ed i metalli che hanno determinato uno stress ossidativo o peggio una micro intossicazione. Il processo di chelazione è un processo naturale che normalmente avviene in natura, ad esempio la clorofilla è un chelato del ferro, come l’emoglobina, molecole in cui un anello strutturale chimico contiene metalli legati assieme è una situazione già nota. Questo concetto è stato applicato per attuare la terapia chelante con una sostanza (ad es. un amminoacido di sintesi l’E.D.T.A.) che lega un metallo con un legame elettrochimico.
Il processo si avvale dell’azione di sostanze, abitualmente estranee all’organismo, anche se ben tollerate, che sono in grado di captare e rimuoverle dai tessuti i metalli ed i metaboliti tossici, eliminarli attraverso le vie renali ed intestinali. La terapia chelante, inizialmente fu eseguita con Il BAL (2,3-di-mercapto propanolo) per la chelazione del piombo ed arsenico, poi con il DMSA, più tollerabile, ed infine con l’EDTA, con scarsi effetti collaterali, attivo verso tutti i metalli, soprattutto il calcio, che induce una escrezione renale efficace.
La terapia chelante-ossidante oggi. Poiché l’azione chelante dell’ EDTA, nell’interno della cellula, è debole e fugace, è opportuno associare integratori che svolgono contestualmente funzioni chelanti e antiossidanti. Si tratta di due sostanze normalmente presenti nei tessuti organici, ma di facile deperimento; l’acetil cisteina o NAC, un precursore del Glutatione, e l’ac alfa lipoico, potentissimi antiossidanti e, per la presenza di ponti disolfurici nella loro struttura, capaci di esercitare una potente azione legante e chelante nei confronti degli ioni metallici, avidi delle molecole di zolfo.
La somministrazione di prodotti chelanti per bocca, (acetil cisteina, ac alfa lipoico alla dose di 600 mg e l’EDTA alla dose di 400/500mg) può ridurre l’assorbimento del nichel alimentare, eliminando quelle particelle del metallo contenute negli alimenti, che vengano a contatto con questi prodotti, vengono chelati ed esclusi dall’assorbimento intestinale. Le stesse sostanze, assorbite dalla mucosa gastrointestinale, passano in circolo e possono continuare l’azione chelante degli ioni Nichel presenti in circolo. E’ una terapia antiossidante che agisce soprattutto nella cellula. Infatti il risultato migliore si ottiene con la terapia contemporanea con agenti chelanti ed antiossidanti.
I principali meccanismi di azione dell’E.D.T.A. dell’Ac Lipoico e della acetil cisteina o NAC sono basati sulla:
- Chelazione dei minerali tossici
- Del calcio depositato sulle pareti dei vasi del microcircolo
- Attivazione dei sistemi protettivi anti radicali liberi
- Effetto antiaggregante piastrinico.
ALTRE INDICAZIONI della Terapia Detossicante e Chelante.
Va premesso che questa terapia va intesa sia come coadiuvante della terapia tradizionale specifica per le patologie in atto, sia come terapia preventiva, in grado di ridurre lo stress ossidativo e di eliminare i metaboliti e metalli tossici, l’effetto è considerevole, inoltre, la terapia detossicante anche da sola è in grado di correggere gli effetti dello stress ossidativo.
Pertanto le indicazioni sono numerose
- Sindrome metabolica e Stress ossidativo
- Intolleranza al Nichel ed Intossicazioni da metalli (alluminio, piombo, mercurio, nichel e cadmio)
- Senescenza precoce
- Effetti dei trattamenti radianti e Chemioterapie
- Collagenopatie
- Epatopatie
- La calcolosi renale e morbo di Dupuytren, sono le indicazioni storiche,
di recente negli Stati Uniti è utilizzata per la prevenzione delle patologie cardiovascolari ed arteriosclerotiche, con buoni risultati, come coadiuvante terapeutico e prevenzione: Miocardiopatie non dilatative ischemiche, Arteriopatie degli arti inferiori, Vasculopatie diabetiche e cerebrali, Retinopatie e degenerazione maculare della retina, Complicanze dell’ipertensione, prevenzione della malattia aterosclerotica in fase preclinica
IL TRATTAMENTO chelante per via endovenosa
Nelle intossicazioni acute e croniche da metalli la somministra è per infusione lenta di 1 o 2 ore, senza controindicazioni sostanziali e specifiche. In base al tossico da eliminare il ciclo varia per frequenza ed entità di somministrazione inizialmente va eseguita una volta a settimana, associata ad una terapia orale. Si associano complessi vitaminici, sali minerali ed antiossidanti, per cui questa è anche la migliore terapia anti radicali liberi. Al termine si osserva una miglior clearance della creatinina. Prolungando la durata della terapia con sedute più diradate si ottengono risultati migliori Un ciclo di terapia ha un minimo da 10 a 20 infusioni in quattro o sei mesi, secondo le necessità cliniche con richiami saltuari. La Terapia Chelante non è molto efficace nei fumatori
PROTOCOLLI E PROCEDURA. Le sostanze più abitualmente usate nei cocktail sono:
- prodotti endogeni –glutatione, L carnitina,
- prodotti esogeni – complessi vitaminici B,A,C,E,D, ac. lipoico, tiamina, EDTA bisodico di Ca, acido pantotenico, selenio, zinco, potassio, gluconato di calcio.
Alcuni integratori possono essere somministrati anche per bocca, per rafforzare l’azione antiossidante: il CoenzimaQ10, la L carnosina, I polifenoli e resveratrolo
Prima della terapia i pazienti sono sottoposti ad un checkup ematologico e sulla funzione renale con dosaggio della creatininemia e della clearance della creatinina. La dieta prevede l’integrazione di sostanze, che potrebbero subire una chelazione eccessiva e l’esclusione di alimenti che potrebbero contenere metalli. La somministrazione dell’EDTA deve essere lenta perché l’emivita dell’EDTA in circolo è molto breve, da 45 minuti a 1 ora e la sua azione si ha solo durante l’infusione.
Controindicazionie limitazioni della terapia chelante.
L’EDTA è controindicato in gravidanza o nelle disfunzioni renali e dosi elevate possono causare mal di testa, febbre, brividi, nausea e vomito; se il farmaco è iniettato in vena rapidamente si possono avere alterazioni del ritmo cardiaco. Nei pazienti allergici alla penicillina non deve essere somministrato d-penicillamina. Si devono integrare i MINERALI e polivitaminici, per accelerare il processo antiossidante e per una migliore tolleranza. Tra gli effetti collaterali sono stati riportati: dolori vaganti e muscolari, febbre, nausea, vomito, ipoglicemie, emicranie, sensazione di affaticamento e debolezza, irritazioni in corrispondenza del punto d’inoculazione.
Il CaNa2EDTA ed il DMSA non passano attraverso le membrane cellulari e quindi sono poco efficaci negli avvelenamenti cronici da metalli a piccole dosi. La riuscita del trattamento si basa sulla rapidità, sulla presenza di effetti collaterali minimi, sulla facile applicazione.
Conclusioni
La terapia di chelazione è stata il trattamento cardine contro la tossicità dei metalli. I complessi che si formano permettono la rimozione immediata dell’eccesso dall’organismo, o rendendoli atossici e riducendone gli effetti. La maggior parte dei chelanti presentano alcuni svantaggi, o effetti indesiderati, per cui è buona consuetudine l’impiego di combinazione di prodotti diversi, insieme ad antiossidanti e nutraceutici..
La Terapia Desensibilizzante
Un cenno a parte merita la terapia desensibilizzante al Nichel. Essa nasce dalla osservazione che in alcuni soggetti la somministrazione di allergeni in dosi crescenti graduali, riesca ad indurre uno stato di tolleranza verso l’allergene. Ciò, in breve, può avvenire per due motivi. Da un lato per la formazione dei anticorpi IgG specifici verso gli allergeni somministrati, alla stregua di ciò che avviene nelle comuni vaccinazioni per alcune malattie infettive, che porta in effetti ad uno stato di immunità permanente o persistente (vedi tetano, rosolia, morbillo, ecc. ), dall’altro per un “adattamento” alla risposta istaminica e dei mediatori che si liberano durante la reazione allergica.
Le IgG specifiche prevengono e bloccano l’azione delle IgE specifiche verso gli stessi allergeni mentre, riguardo l’azione dei mediatori chimici della risposta allergica, l’organismo si agguerrisce di fattori neutralizzanti endogeni, inattivatori, più efficaci. Su questi principi si basa la terapia iposensibilìzzante verso pollini ed inalanti e veleni di insetti (api). La terapia non è scevra di rischi.
Dopo l’esperienza valida della Immunoterapia specifica orale verso gli allergeni inalanti (acari) e pollini, si è voluto tentare la stessa modalità per la allergia al nichel con la somministrazione orale di quote crescenti di nichel. I risultati non sono costanti, ma indubbiamente qualche beneficio si ha nelle manifestazioni gastro intestinali da intolleranza alimentare al Nichel.
Ma da quello che sappiamo del nichel, come fattore tossico ossidante e cancerogeno, il rischio è che gli effetti dismetabolici certamente non si modificano, anzi possono accentuarsi per la introduzione di altro nichel che si accumula, ancor più, nei macrofagi e sostiene un meccanismo di ossidazione endocellulare. Ciò nella ipotesi di una risposta utile per la sintomatologia intestinale, la cui verifica è lontana nel tempo.
A nostro parere bisognerebbe accertarsi che non siano presenti, o che almeno non prevalgano, gli effetti tossici del Nichel, che non vi sia un’alterazione della crasi ematica, che non abbia altra evidente patogenesi, che non vi sia una insulinoresistenza che non siano alterati i marcatori della flogosi cronica, (VES e PCR). Inoltre è opportuno valutare la possibilità di rimuovere gli eccessi di Nichel, se la somministrazione orale fallisse lo scopo di una iposensibilizzazione o se incrementasse gli effetti tossici del nichel con accentuazione della sintomatologia dismetabolica, che resta comunque una complessa e incerta diagnosi.