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La prevenzione della senescenza

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Oggi si parla molto di terapia ormonale sostitutiva nell’ambito della medicina antiaging e si discute se si debba intervenire con ormoni sintetici (HRT) o bioidentici (BHRT). In alcuni casi la disquisizione può essere di interesse relativo, infatti molti ritengono che vi sia un equivoco di base nel parlare genericamente di HRT o BHRT nell’antiaging. Se vi sono patologie ormonali queste vanno corrette con criteri terapeutici per curare la sintomatologia della patologia in atto.

In tal caso la scelta se l’ormone sia sintetico o bioidentico ha poca importanza, in quanto comunque deve essere garantito il migliore effetto con il danno minore; ma deve essere ripristinata la funzione nella sua integrità, con la massima efficienza terapeutica consolidata. Se, invece, il nostro obbiettivo è allontanare la senescenza, il compito del terapeuta è di riassestare i valori ematici in decadimento ad un livello che corrisponda ad una normale attività ormonale o metabolica.

Con il passare degli anni si ha un rallentamento dei ritmi riproduttivi e secretivi delle cellule, una caduta delle funzioni, correlata, il più delle volte, a valori ematologici ormonali normali, ma minimi, senza alcuna patologia in atto. In queste circostanze è più comprensibile parlare di “Terapia Ormonale Integrativa”, limitando l’intervento medico all’aggiustamento di quei valori ormonali alterati dall’età. E’ una “integrazione“ da estendere anche agli aspetti metabolici ed è opportuno che il trattamento sia più “naturale” possibile.

In questi casi l’integrazione va fatta con ormoni bioidentici, in dosi calcolate caso per caso, monitorate di frequente con l’andamento analitico e clinico. Alla base di un programma antiaging vi è una giusta osservazione: se quell’ormone a 30 anni ha un certo tasso ed a 60 è dimezzato, perché non riportarlo ai valori iniziali? Il concetto di “rance di normalità” è sostituito con “piena funzionalità ormonale”.

Ad esempio: una riduzione del testosterone o del T3 (per riferirsi, rispettivamente, a gonadi ed a tiroide funzionanti ai livelli minimi ma ancora normali), pur rimanendo ai limiti bassi della norma, non è detto che garantirebbe una funzione adeguata, come nella fase giovanile/adulta e quindi ci sarebbe un calo di “capacità” che riguardano funzioni diverse per tutto l’organismo (forza fisica, tono muscolare, aspetto fisico, umore, stancabilità, memoria, capacità cognitive, ecc.).

Nel trattamento antiaging si provvederebbe a somministrare dosi di ormoni (in questo caso bioidentici per garantirne la degradazione biologica) valutate caso per caso, con l’intendo di ripristinare i valori medi, ma soprattutto la funzione normale. Il punto focale del dilemma sta nella menopausa e negli squilibri ormonali che induce. Infatti la HRT nasce nell’esigenza di somministrare ormoni ad una donna per eliminare o ridurre i disturbi legati alla menopausa; in pratica si tratta di reintegrare una funzione ormonale venuta totalmente meno per evento fisiologico.

In questo caso la terapia deve sostituire una funzione venuta meno e non è detto che ciò si associ ad aspetti clinici o estetici da senescenza. Un eventuale programma antiaging andrebbe valutato a parte e potrebbe comprendere anche la terapia ormonale sostitutiva, ma questa volta preferibilmente come BHRT (con ormoni bioidentici per intenderci) anziché HRT.

La discussione potrebbe proseguire a lungo, il nostro intendo è di valutare l’aspetto omnicomprensivo della situazione clinico ormonale e metabolica.

 

Perché questi ormoni devono diminuire con l’età? Se li riportiamo artificialmente ai valori medi normali o comunque alla completa funzionalità si realizza qualche evento patologico? Al secondo quesito ci risponde una abbondante ed autorevole bibliografia che, salvo errori terapeutici o casi clinici di neoplasie in atto ormono-dipendenti, la normalizzazione giova, senza alcuna controindicazione.

Sul primo quesito ci possono dire qualcosa le teorie tuttora valide, sulla senescenza.

Sia la teoria di Haflix, sui telomeri, sia quella di Maillard, sugli effetti della glicossidazione, sia infine quella sulla denaturazione proteica da stress ossidativo ci riportano al danno delle proteine del DNA da parte dei fattori ossidativi che si formano nell’organismo nelle diverse condizioni di malattie croniche ed infiammazione cronica. Brevemente la situazione sta’ in questi termini.

Qualsiasi processo metabolico produce scorie dannose all’organismo. Il danno è dovuto all’azione dell’ossigeno che supera le esigenze metaboliche dell’organismo e rimane nei tessuti ossidando, con meccanismi diretti (le specie reattive dell’ossigeno) o indiretti (i radicali liberi ossidati ed i prodotti avanzati della glicossidazione, che sono i più diffusi, ci attaccano dall’interno e dall’esterno attraverso l’alimentazione e quindi i più pericolosi) le strutture proteiche presenti nei tessuti e nelle cellule, alterando la funzione a cui ogni molecola proteica è deputata. Quindi vi possono essere danni:

  • alle proteine di struttura, endo ed esocellulare come le membrane cellulari e nucleari, i reticoli citoplasmatici, collagene fibronectina, matrice extracellulare, ecc, che sono distribuiti in tutti i tessuti e quindi il danno si trasmette ai tessuti di cui fanno parte, alterandone l’aspetto e le funzioni; si pensi alla cute, alle rughe, alle macchie, ecc.
  • danni alle proteine di funzione, ci riferiamo alle proteine da trasporto, alle proteine con funzione enzimatica, ai recettori di membrana, alle proteine dei canali ionici, alle metallo proteine, ecc. con rallentamento di tutti i metabolismi, inibizione degli scambi endo-eso cellulari, alle funzioni enzimatiche di depurazione nel fegato,  alla emoglobina,  ai recettori ormonali , alle proteine da trasporto per gli ormoni, ecc
  • danni alle proteine geniche, cioè quelle proteine che costituiscono il DNA che, nella sua replicazione, perde un segmento della catena perché alterato e quindi non più replicabile. Se il segmento contiene espressioni geniche di funzioni ormonali, strutturali, genetiche ec. Tutto questo viene perso e quindi la cellula ha difficoltà di maturazione, lentezza replicativa, incapacità di produzione ormoni, anticorpi, proteine, amminoacidi, e quant’altro la natura ha previsto per l’attività dell’organismo.

 

Per fortuna la natura ha provveduto a fornire ogni cellula di specifici “antidoti che, giorno per giorno, minuto  per minuto ostacolano questi gli effetti delle sostanze ossidanti. E’ un sistema complesso di difesa in grado di far fronte a tutti i molteplici aspetti del metabolismo. Il Glutatione, il Coenzima Q10, alcuni amminoacidi non facenti proteine, come la carnosina, l’ac lipoico, la N-acetil cisteina, ecc. presenti , a vario titolo, in ogni cellula. Quando questi processi ossidativi sono esaltati da uno stato degenerativo o flogistico cronico in atto,  (tiroidite, psoriasi, allergia alimentare, allergia al Nichel, intossicazioni da metalli, processi degenerativi del tessuto nervoso (Alzeimer, Parkinson, sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, atassie cerebellari ereditarie, ecc.) i sistemi di difesa antiossidanti si consumano e, se non ripristinati, la cella va in senescenza e morte. Tutto questo ci potrebbe quindi spiegare perché le funzioni ormonali vengono a mancare. La risposta è certamente nella stessa senescenza cellulare, o meglio in uno dei meccanismi che oggi è riconosciuto come causa dell’invecchiamento dell’organismo, lo stress glicossidativo.

Con queste premesse etiopatogenetiche si può comprendere perché molti medici affrontano il problema in modo olistico. Infatti che senso ha trattare un tessuto se questo ha perduto le normali capacità riproduttive o funzionali? Che senso ha programmare una terapia ormonale integrativa, se i tessuti endocrini residui non sono più efficienti?

È indubbio che la correzione dello stress glicossidativo, e dello stress ossidativo in genere, è un programma ambizioso, ma i sistemi per limitarne i danni oggi si conoscono e sono efficaci, vi sono già i test per monitorare gli effetti degli interventi, e quindi, questa preparazione preliminare e/o contestuale a ogni altro intervento anti aging, è indispensabile per raggiungere il risultato migliore e più duraturo possibile. Chiaramente la tentazione del “fai da te” da parte del paziente è alta, soprattutto perché su internet gli inviti all’acquisto di vitamine, antiossidanti, amminoacidi, riattivatori, adattogeni, ecc, sono molteplici e, nel contempo, grossolani: il medico generico è poco edotto sulla efficacia degli stessi, il venditore ha un interesse economico fin troppo evidente nel favorire una linea di prodotti anziché l’altra e, per ultimo manca, soprattutto in Italia, una sorveglianza sanitaria e commerciale coerente ed obbiettiva su questo grande business.  La scelta alimentare più idonea, l’associazione con gli integratori più adatti, i complessi vitaminici a dosi adeguate, la durata del trattamento sia con gli integratori, sia con gli ormoni, è chiaro che non può essere settoriale. Ci vuole una visione completa del soggetto e una profonda conoscenza dell’argomento da parte dell’operatore.

 

A cura del prof. Giulio Iasonna


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